Triora, il borgo bello delle streghe

di Erica Balduzzi
Liguria
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Borghi
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Montagna
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Avvolta dal suo fascino misterioso e dalle suggestive atmosfere invernali, il borgo di Triora vi aspetta appollaiato nell’entroterra ligure per una giornata o un weekend… Da paura!

C’è una strana energia a Triora. Ripensavo a queste parole mentre l’autobus sgangherato della Riviera Trasporti arrancava di tornante in tornante, lungo una strada che due macchine affiancate avrebbe faticato a contenerle, figurarsi un pullman. Di tanto in tanto, una brusca frenata ci ricordava che non eravamo soli in quel micromondo di monti ondulati e borghi che comparivano e subito sparivano indietro, chissà dove: allora l’autista accostava, lasciava passare l’altra jeep o automobile che fosse, salutava qualcuno e ripartiva con un sobbalzo.

Triora sta appollaiata come un gufo sulla cima di un cocuzzolo, case grigie su pietra grigia e terrazzamenti tipicamente liguri: circondata com’è da cielo e boschi, il profilo di vecchie costruzioni e ruderi del castello stagliati contro una natura selvatica e impenetrabile, non è difficile credere che le streghe, lassù, possano esistere ancora. Me lo immagino a novembre, un posto del genere, avvolto dalla nebbia e dal gracchiare di corvi, l’eco di campanili distanti come un lugubre lamento da valle a valle, e pure nel tepore tiepido di una mattina d’autunno – il giorno in cui siamo arrivati – mi pareva quasi di sentire un brivido. Così ci aveva detto un amico appassionato di esoterismo e di alchimia, ed io, cinicamente, avevo pensato tra me e me che la fantasia a volte fa scherzi simpatici. Eppure, durante i tre giorni che ho trascorso lassù, non ho mai smesso di pensarci. Perché, mannaggia, Pier aveva ragione: a Triora c’è davvero qualcosa di strano e di irrisolto. Suggestione? Chissà… Senza dubbio la storia antica del paesino ligure ha influito sulla percezione dell’atmosfera che avvolge i carrugi, i vicoli e i porticati delle vecchie abitazioni. Triora porta su di sé il peso e il fascino di una fama ambigua: quella conferitale dall’importante processo per stregoneria svoltosi tra il 1587 e il 1588, che torturò e condannò a morte diverse donne trioresi e gettò un’ombra di mistero sul paese.

Un antico borgo ligure…

Inserito nel circuito dei Borghi più belli d’Italia e insignito della Bandiera Arancione del Touring Club Italiano, Triora è anche oggi un luogo di strani contrasti: il suo territorio comunale è il più ampio della provincia imperiese (quasi 70 chilometri quadrati), eppure vi sono meno di quattrocento abitanti. Suddiviso in frazioni – Bregalla, Cetta, Creppo, Goina, Loreto, Monesi, Realdo, Verdeggia e Saccarello – il paese è tuttavia sparuto e semi-deserto, tante case sono vuote e abbandonate e le stradine sono più affollate di gatti (neri) e di erbacce che non dei piedi di turisti che, pure, di cose da vedere ne avrebbero. Alcuni esempi? Eccoli: le decorazioni e i sigilli di pietra e ardesia sopra le porte delle vecchie case, oppure i due piccoli ma curatissimi musei: il museo Etnografico (accanto all’ufficio turistico) e il MES – museo Etnostorico della Stregoneria, che occupa due sale dell’importante palazzo Stella. Ma una visita la merita senza ombra di dubbio anche la Cabotina, la località alle spalle del borgo dove, secondo le leggende, le streghe si ritrovavano per condurre i loro riti satanici, e da dove si può percorrere il cosiddetto “sentiero delle streghe”, una bellissima passeggiata nei boschi della valle Argentina. Vale la pena anche prendersi un quarto d’ora e scendere fino alla chiesetta di San Bernardino: situata poco fuori dal centro abitato, si può visitare chiedendo la chiave al custode del museo Etnografico per godere degli splendidi affreschi risalenti al XV secolo. Ma in verità la cosa migliore da fare a Triora è perdersi: letteralmente, intendo. E parlo per esperienza: la prima sera, dopo la cena nell’unico ristorante del paese (e non mettetevi in mente di trovare alternative), ci siamo serenamente avviati lungo una scaletta che – secondo i nostri calcoli – avrebbe dovuto condurci al bed&breakfast. Peccato che con il buio ciascun vicolo fosse identico agli altri e ben presto… Beh, ci siamo un po’ persi. É stata un’esperienza curiosa: complici l’abitudine alla vita e alla frenesia cittadina, la suggestione creata dalla combo “racconti di stregoneria” + “fruscio di gatti nell’ombra, scricchiolii di vecchie persiane accostate e luce tremula di pochi lampioni”, è stata decisamente d’impatto. Dopotutto, in quegli androni in passato si sono davvero consumati dolori e sofferenze inimmaginabili e un traccia è senza dubbio rimasta. Si sente.

La stregoneria a Triora

Esistevano davvero le bàgiue – le streghe – a Triora? Davvero adoravano il diavolo alla Cabotina con orge e riti satanici? Davvero avevano provocato la carestia che da due anni imperversava sul borgo? La storiografia si è sbizzarrita nell’analizzare gli accadimenti che hanno portato alla sistematica persecuzione delle “streghe” a Triora tra il 1587 e il 1588, inserendoli sia nel contesto più ampio della caccia alle streghe in Europa sia nelle tensioni tra autorità ecclesiastica e locale sul territorio di Triora. Moltissime donne – di diverse età e censo – furono incarcerate, torturate e uccise prima che la fobia si placasse: di quelle che erano state imprigionate non si è saputo più nulla ed è bello pensare che possano aver ripreso le proprie vite e le attività di erboriste, curatrici e levatrici altrove. Il processo per stregoneria di Triora fu precedente e persino più cruento degli altri due celeberrimi di Loudon (Francia) e di Salem (America); esistono approfondimenti molto interessanti sul tema, se come me ne siete affascinati. Una cosa è certa: quello che nel XVI secolo è sembrata una condanna, nel XXI secolo rappresenta una “benedizione”. Triora oggi è conosciuto come “il borgo delle streghe” e gran parte del flusso turistico e degli eventi organizzati riguardano più o meno direttamente la tematica della stregoneria, del paganesimo e dell’esoterismo: il MidSummer Fest di giugno in occasione del solstizio d’estate, ad esempio, oppure Strigora (festival organizzato tradizionalmente ad agosto) e, nemmeno a dirlo Halloween, quando il paese si riempie di cappelli a punta, scope di saggina, calderoni di incantesimi, tarocchi e gatti neri che comunque qui, sono sempre di casa… Provare per credere!

Un giro per Triora

Una passeggiata nel suggestivo “borgo delle streghe” della valle Argentina, è qualcosa da fare almeno una volta nella vita. Un po’ per l’atmosfera particolare che vi aleggia, un po’ per l’indiscutibile bellezza della zona e del borgo che gli è valso l’inserimento tra i paesi più belli d’Italia, vale la pena prendersi una giornata per scoprire questa piccola perla nascosta nell’entroterra ligure. Ecco allora qualche dritta per organizzarsi al meglio! Cosa vedere? Senza ombra di dubbio fate un salto alla famosa Cabotina, la casa dove – dice la leggenda – le bàgiue di Triora erano solite incontrarsi per i loro rituali. Non deve mancare, ovviamente, anche un giro nel cuore storico del borgo: gli scorci sono suggestivi, i carrugi ben tenuti ed è possibile ammirare affreschi, nicchie votive, archi e portoni decorati. Sulla piazza si apre la chiesa parrocchiale-collegiata di Nostra Signora Assunta, che sorge su quello che in epoca pre-cristiana era un tempio pagano (curioso, eh?) mentre, se vi spingete nel punto più alto del paese, troverete le rovine del castello di Triora, risalente al XII secolo. Se avete buone gambe e la fortuna di visitare Triora in una giornata di sole, dedicate una puntata anche alla chiesa di San Bernardino con i suoi splendidi affreschi e il cimitero: posto in posizione sopraelevata rispetto al borgo, è un posto da vedere. Da lassù si gode di una vista incredibile sulla vallata sottostante.

I musei

I musei sono piccoli ma accurati e offrono uno spaccato interessante della zona. Il museo Etnografico e della Stregoneria dispone anche di pubblicazioni specifiche sulla storia locale, mentre il museo Etnostorico è più recente ed è incentrato esclusivamente sul tema della stregoneria, illustrandola dai culti preistorici della grande Dea fino a sviscerare le pratiche erboristiche più recenti.

Cosa mangiare?

Famoso è il Pane di Triora, prodotto con farina 1, farina di grano saraceno e crusca. Lo realizza un unico panificio triorese che con passione serve tutta la Liguria di ponente e il basso Piemonte. Molto buoni anche i salumi e i formaggi locali, di latte vaccino o di ovino per noi non fa tanta differenza, li abbiamo assaggiati tutti! Per mettere le gambe sotto il tavolo la scelta non è vastissima. Nel borgo ci sono tre bar e un solo ristorante che offre una buona varietà di piatti locali e, se proprio non potete stare senza, anche pizze; anche i bar offrono comunque servizio di cucina e spuntini. Un’alternativa sono le botteghe locali dove è possibile trovare davvero un po’ di tutto. Nel vero senso della parola.

Una notte di magia

In paese ci sono alcuni bed and breakfast e, vista l’atmosfera di Triora, vale assolutamente la pena viverla anche di notte… Non credete? 

 

Informazioni per visitare Triora

Turismo Triora
www.trioradascoprire.it

Museo di Triora Etnografico e della stregoneria
www.museotriora.it

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