Non è sinonimo di Gran Premio o di casinò e forse nemmeno di grandi ricchezze e vip, eppure Seborga si ritaglia un posto tra i “principati” che meritano una gita. Principato a tutti gli effetti, se non fosse per una sfortunata serie di dimenticanze che ne avrebbero dovuto sancire la sovranità. Eppure, le bandiere bianco azzurre in ogni strada e gli stemmi che decorano le mura in sasso, affermano ancora con forza l’esistenza di questa antica istituzione.
Il “non principato” di Seborga
Nel 1079, il minuscolo stato era riconosciuto dal Sacro Romano Impero. Circa 650 anni più tardi Vittorio Amedeo di Savoia lo acquistò, ma a quell’atto datato 20 Gennaio 1769 non seguì alcuna trascrizione. Tanto negli archivi del regno di Sardegna quanto in quelli personali della casata. Né i trattati, né i congressi compresi tra l’acquisizione del principato e l’unità d’Italia posero rimedio alla situazione. Solo negli anni ’60 gli abitanti del piccolo borgo ancora arroccato attorno alle mura rivendicarono l’autonomia che nessun atto formale mai negò. Il primo provvedimento fu l’elezione del principe e la promulgazione di una costituzione che fu poi rinnovata nel 1995, quando fu riaperta anche la zecca, che già batteva moneta propria nel XVII secolo.
Cosa vedere a Seborga
Camminando lungo le vie porticate che ripercorrono i vecchi passaggi castellani e abbaziali, insegne e targhe non fanno che ribadire il sogno di autonomia, indicando le postazioni di cambio valuta (il “luigino” è la moneta locale del valore di 6 dollari) e le funzioni che un tempo rivestivano porte, piazzette e cunicoli.
Lastre in pietra ricordano le antiche funzioni: a nord le vie dell’antico castello, al margine occidentale, la zecca e intorno le mura. I simboli dell’autonomia si raccolgono in due piazzette: quella del Parlamento dove si usava riunirsi per discutere la linea di condotta comune, e la piazzetta San Martino, antico chiostro abbaziale a cui si accede dalle vie del castello a nord o da porta San Sebastiano a sud.
La parrocchiale seicentesca fronteggia un palazzo ornato dall’effige gentilizia e costruzioni porticate dai toni pastello. Le pagnotte alle olive o i liquori nelle bottiglie decorate con lo stemma di Seborga incuriosiscono per colori e sapori tanto concentrati in uno spazio così piccolo.
Dalle finestre il panorama è unico, con le mimose a tappezzare le colline digradanti verso il mare; in poco più di venti minuti sarà possibile tornare dove frangono le onde e il tempo è scandito dagli orologi. A Seborga li hanno dimenticati, così come il tempo pare aver dimenticato Seborga.
Come raggiungere Seborga a piedi
Pur raggiungibile in auto, vi consigliamo di approfittarne del principato per una splendida passeggiata che potrebbe impegnare circa 2 ore camminando in primavera tra le mimose. Da Bordighera Alta, si aggira la chiesa parrocchiale oltrepassando la piazzetta alla sua sinistra (fontana) per imboccare il vicolo della Madonnetta (frecce per Sasso e Seborga). Il viottolo si snoda in netta salita tra i terrazzamenti, attraversa la strada principale e si mantiene lungo tracciati secondari che raggiungono prima la frazione Sasso e quindi la meta.
Informazioni per visitare il Principato di Seborga
Principato di Seborga
www.principatodiseborga.com