I Promessi Sposi! Tutto iniziò da Lecco, cittadina sul ramo orientale del lago di Como, distesa tra montagna e acqua. È qui che Alessandro Manzoni, trascorse infanzia e adolescenza in una villa settecentesca dall’aspetto neoclassico situata nei pressi di largo Caleotto (oggi zona Meridiana), sotto il dentellato profilo del Resegone. Oggi potete visitarla in quanto sede del museo manzoniano. Nelle 11 sale accessibili al pubblico sono esposti preziosi manoscritti, prime edizioni e curiosi cimeli dello scrittore (persino la sua culla).
Da Pescarenico all’Addio ai monti
L’unico quartiere di Lecco nominato in maniera esplicita nel romanzo I Promessi Sposi è Pescarenico, “un gruppetto di case, abitate la più parte da pescatori, e addobbate qua e là di tramagli e di reti tese ad asciugare“, non esattamente sul lago ma sulla riva sinistra del suo emissario, il fiume Adda. Potrete ancora assaporare quell’atmosfera così caratterizzante, fra viuzze e vecchie abitazioni intervallate da antichi cortili che accompagnano all’ex convento dei frati cappuccini, dimora del buon fra’ Cristoforo. Fu lui a organizzare la fuga dei due giovani dal paese: spedì Renzo a Milano, mentre a Lucia e alla madre di lei fece prendere una barca nel cuore della notte, per portarsi fin sotto il castello dell’Innominato. Nel punto dove le donne si imbarcarono, un tempo sfociava il torrente Bione mentre oggi troverete una targa in cui leggere “l’Addio ai monti“, come nel celebre passo del romanzo in cui Lucia saluta in lacrime le amate montagne.
Il rione del romanzo
Anche Lucia abitava in un quartiere di Lecco, probabilmente Olate. Manzoni descrisse così la sua umile dimora: “aveva quella casetta un piccolo cortile dinanzi, che la separava dalla strada, ed era cinto da un murettino“. Chissà se quel luogo corrisponde davvero al rustico che si incontra su via Caldone, dove accanto a un portone ad arco un’altra targa recita: “presunta casa di Lucia Mondella”! La viuzza sale poi fino alla chiesa dei Santi Valente e Valeria, la cappella in cui Don Abbondio avrebbe dovuto celebrare il matrimonio dei due ragazzi. Oggi è un voluminoso edificio neoclassico con il sagrato a ciottoli, superato il quale la strada procede ancora e ancora in salita arrivando fino allo “zucco”, la collinetta di Olate, su cui forse sorgeva il palazzo di Don Rodrigo. E il tabernacolo dell’appostamento, dove i bravi intimarono a Don Abbondio “questo matrimonio non s’ha da fare!”? Lo troverete poco distante, nel quartiere di Germanedo, lungo una stradina campestre, e corrisponde ora alla cappella di Via Croce.
La cittadella dell’Innominato
La rocca o castellaccio dell’Innominato si trova invece più a sud, a Vercurago, sopra il lago di Garlate. Potrete raggiungerlo dal quartiere di Chiuso, imboccando corso Bergamo. Dalla chiesa del Beato Serafino, luogo dell’incontro con il cardinal Borromeo, seguite la strada che sale ai ruderi del castello, forse addirittura di epoca carolingia. Accanto vedrete anche una bella cappella in pietra dedicata a San Girolamo. Da lassù lo sguardo abbraccia da un lato le guglie del Resegone e le anse del lecchese mentre dall’altro spazia verso sud tra laghetti, boschi e piccoli borghi. L’aria di lago riempie i polmoni e, da questa prospettiva, i ricordi scolastici de “I Promessi sposi” vi sembreranno assumere tutto un altro sapore!
Informazioni per visitare Lecco, sulle tracce dei Promessi Sposi
Museo Manzoniano
www.museilecco.org
Castello dell’Innominato
castelloinnominato.altervista.org