L’eremo di Santa Caterina: un luogo inaccessibile e la sua storia
Prima di cadere a strapiombo tra i flutti delle onde, la pietra calcarea del Verbano, sponda Est, si ferma. Per poche decine di metri, ma si ferma. Lo fa dal XII-XIII secolo. Da quando un ricco mercante locale, Alberto Besozzi, riconoscente a Santa Caterina d’Egitto per avergli salvato la vita mentre attraversava il lago in tempesta, decise di fare del dirupo “Bàllaro”, nei pressi di Leggiuno, un luogo di meditazione e preghiera; un eremo al riparo dal mondo e in armonia con la natura e con quel paesaggio dove l’acqua e la pietra s’incontrano. Una pietra che, a ridosso di quella scarpata si ferma, proseguendo la corsa verso gli abissi solo dopo essersi tramutata in solenne architettura. In colonne, volte, archi e porticati. Quelli appunto del santuario di Santa Caterina del Sasso.
Da sempre meta di pellegrinaggi, l’eremo unisce l’interesse turistico alla devozione e alla scoperta storico-culturale. Nonostante la posizione angusta, dalla fondazione di una semplice cappella sul finire del XII secolo all’edificazione di un monastero nel XIV secolo, il complesso è stato oggetto di numerosi ampliamenti e arricchimenti. A cominciare dalle altre due cappelle che hanno affiancato l’edificio originario, dedicate a San Nicola e a Santa Maria Nova. Diversi furono gli ordini monastici che si avvicendarono a guidarlo: dai Domenicani ai frati del convento milanese di Sant’Ambrogio ad Nemus, fino ai Carmelitani che vi rimasero fino al 1770. Dal 2019 sono i fratelli e le sorelle della Fraternità Francescana di Betania i silenziosi custodi del complesso, incaricati di conservare l’aura di misticismo che ne avvolge ogni dettaglio.
Come organizzare un giro all’eremo
Il luogo è raggiungibile in diversi modi e lasciamo a voi scoprire il più “suggestivo”; qualcuno non avrà alcun dubbio, scegliendo un romantico approdo via lago con il battello che fa scalo proprio ai piedi dell’eremo collegato con una scalinata che raggiunge l’ingresso. Chi preferisce faticare, almeno un po’, può scegliere la soluzione tradizionale: l’accesso via terra, scendendo una scalinata di 268 gradini che ha inizio dal sovrastante piazzale delle Cascine del Quiquio, a poca distanza dal parcheggio. Niente paura però: per i più pigri o per chi non può far diversamente, c’è anche un comodo ascensore che colma i 51 metri di dislivello tra il piazzale e l’ingresso al santuario.
Un piccolo portoncino apre a un corridoio delimitato da eleganti archetti che costeggia il convento meridionale (XVI XVII sec.) e scandisce le vedute sul lago. Nella sala capitolare potrete ammirare affreschi trecenteschi, mentre nel “conventino” (XIII sec.), sotto le finestre del primo piano, una lunga affrescatura secentesca ispirata alla Danza Macabra (classico tema iconografico tardomedievale nel quale è rappresentata una danza fra uomini e scheletri).
Arriverete, infine, alla chiesa, con il campanile trecentesco e il portico con quattro archi a tutto sesto; questo straordinario edificio dalla struttura singolare, frutto della fusione delle tre cappelle sorte in epoche differenti, è il cuore dell’eremo. Ciascun altare individua le tre cappelle preesistenti: quella sul fondo custodisce le spoglie del beato Alberto conservate in una teca di legno esposta al pubblico.
Protetti a monte dalle pareti rocciose, avrete di fronte una vista meravigliosa sul lago e sul Golfo Borromeo; fermatevi fino al tramonto per approfittare degli ultimi raggi di sole che accendono i riflessi sull’acqua e scaldano gli edifici prima che le luci della sera tornino a vegliare il silenzio.
Informazioni per visitare l’eremo di Santa Caterina
Eremo di Santa Caterina del Sasso
www.santacaterinadelsasso.com
Navigazione Laghi
www.navigazionelaghi.it