Il Carnevale di Sauris è uno dei più antichi e tradizionali dell’arco alpino. In quei giorni il minuscolo della si veste a festa per celebrare, seguendo antichissimi rituali, la sua ricorrenza più sentita.
Protagonisti della festa sono il Rölar e il Kheirar. Il primo è una figura magica e demoniaca armata di una scopa, che esorta la gente a prepararsi per la mascherata. Il suo nome deriva dai “rolelan”, i campanelli che porta legati attorno alla vita e agita in continuazione. La sua faccia e le sue mani sono annerite dalla fuliggine; indossa abiti rozzi e ha la testa fasciata con un fazzoletto a frange. Con lui c’è il Kheirar, il re delle maschere, che orchestra lo svolgimento della festa; con indosso vesti lacere e il volto celato da una maschera di legno, bussa con una scopa alle abitazioni in cui vuole entrare.
Dopo aver spazzato il pavimento, introduce a turno coppie di maschere che intrecciano antiche danze al suono della fisarmonica. Le due figure percorrono le vie di Sauris e delle sue frazioni, accompagnate da un corteo di maschere, che possono essere brutte (Schentena schembln) o belle (Scheana schembln): l’importante è che chi vi partecipa sia irriconoscibile.
Le maschere che coprono il volto sono di legno e si rifanno a quelle antiche, di cui sono conservati bellissimi esemplari al Museo di Arti e Tradizioni Popolari di Tolmezzo.
La festa culmina con la notte delle lanterne, una suggestiva passeggiata fra i boschi da da Sauris di Sopra alla volta di un gran falò propiziatorio. Sulla via del ritorno, negli stavoli – le caratteristiche baite in pietra e legno – ci si riscalda con vin brulè e con le tradizionali frittelle di carnevale insaporite con la salvia.
Sul sito di riferimento, trovate il programma dettagliato dell’evento.