Esplorate le campagne del cuneese fino a scovare le case di Staffarda di Revello, piccolo nucleo che ruota attorno alla notorietà dell’abbazia di Staffarda. Fermatevi qui per qualche ora e respirate la quiete e il paesaggio che circonda questo luogo un po’ magico a cui fa da sfondo la massiccia sagoma del Monviso.
Sulle tracce della storia
Il grande complesso abbaziale di Santa Maria, oggi conosciuto come abbazia di Staffarda, venne fondato nella prima metà del XII secolo dai monaci cistercensi su un terreno donato da Manfredo I del Vasto, marchese di Saluzzo. Divenne sede di un ospizio per i pellegrini che provenivano dalla Francia diretti a Roma e per coloro che si recavano in Spagna lungo il cammino verso Santiago di Compostela attraverso Cuneo e il colle della Maddalena. Vi si sviluppò successivamente una fiorente economia grazie alle grange, i complessi agricoli che sorsero ad opera di laici alle dipendenze dell’abbazia e di cui oggi sono ancora visibili numerose tracce.
La visita all’abbazia di Staffarda
Una puntata fuori-porta o una sosta durante uno spostamento sono l’ideale per esplorare questi luoghi. Immaginate il complesso come un piccolo paese in grado di provvedere autonomamente alle proprie necessità. Il vostro primo sguardo si poserà sul lato settentrionale della chiesa, sostenuto dagli imponenti archi rampanti ma, proseguendo lungo l’acciottolato del cortile, incontrerete anche la loggia dei Mercanti, le cascine e le scuderie, la foresteria e l’antico ospizio per i pellegrini.
Iniziando la visita sarete presto nell’elegante chiostro quadrato che regala suggestivi chiaroscuri lungo i lati porticati e un’atmosfera piuttosto suggestiva nel contrasto tra i mattoni rossi e il verde del giardino. La chiesa, a tre navate, è in stile romanico-lombardo e segue la severa regola di San Bernardo che imponeva costruzioni semplici e austere e si arricchì di elementi decorativi solo nel Cinquecento. Conserva arredi lignei cinquecenteschi di pregio: il pulpito in stile gotico borgognone del 1520, un altare ad opera di Agostino Nigra e la grande ancona in legno scolpito policroma posta a pala d’altare nell’abside maggiore.
Nel Calefactorium, un tempo l’unico locale ad essere riscaldato, potrete inoltre osservare attraverso un monitor anche i movimenti dei pipistrelli che vi nascono e vivono nei mesi estivi.
Se vi piace l’idea di fermarvi per un pranzo o una cena, all’interno del complesso si trova anche un ristorante.