La val di Mello è il posto perfetto per una gita fuoriporta o per un weekend di assoluto relax. O, se preferite, di assoluto sport. Protetta da una riserva che ne tutela l’ambiente, si offre a chi cerca una tranquilla immersione nella natura come agli amanti dell’escursionismo e dell’arrampicata per i quali rappresenta un richiamo a livello internazionale. Placida e senza pericoli nel fondovalle, forte e scorbutica lungo le pareti e le cascate, rude e impervia nell’alta valle, ma sempre di una bellezza straordinaria. Nessuna più di questa valle mette d’accordo famiglie e scalatori, escursionisti e amanti del “riposino sul prato“. D’estate si trova un po’ di gente, è vero, ma lo spazio è tanto e la bellezza comunque esagerata. Vivetela con rispetto!
L’itinerario in val di Mello
All’imbocco della valle si trova uno spiazzo (non enorme) dove è possibile lasciare l’auto nei pressi del piccolo campeggio Ground Jack; se siete spiriti liberi, potrete piantare qui la vostra tendina per godervi una notte sotto un tappeto di stelle. In estate però (da inizio luglio a inizio settembre) l’accesso è regolamentato ed è obbligatorio lasciare l’auto nel parcheggio di San Martino da cui parte un piccolo bus navetta che colma questo tratto.
Il consiglio è quello di iniziare con una tranquilla passeggiata sul fondovalle; non sarete nemmeno partiti e già vi troverete a bocca aperta davanti al laghetto che alcuni anni fa una frana (a volte la natura sa esagerare) ha regalato a questo ambiente, pur senza qualche sofferenza. La mulattiera a tratti selciata procede con un andamento pianeggiante, serpeggia tra grandi massi e pozze d’acqua verde smeraldo e si affianca al torrente che scorre placido.
Raggiungerete presto Ca’ di Carna a quota 1.061 metri con il suo ponte in pietra che collega alcune baite sul versante opposto della valle. Voi invece proseguite lungo il corso d’acqua fino alle costruzioni di Cascina Piana raggiunte le quali avrete guadagnato ben una trentina di metri di quota e due punti per la sosta: il rifugio Mello e il rifugio Luna Nascente. Ancora in falsopiano tra prati e qualche baita, arriverete al rifugio Rasega (1.148 metri). Da qui potrete salire ancora di quota per circa 150 metri fino all’attacco del sentiero – che risale poi ripido la testata della valle – e godervi tra gli alberi i salti d’acqua del torrente oppure, se volete sgambare un po’, raggiungere lungo un sentiero nel bosco, l’alpe Pioda che si trova però a 1.559 metri, quindi richiede un po’ di impegno.
In alternativa, qualcosa di più appagante (e immediato), è il Sentiero della Cascata da imboccare a sinistra (destra orografica) seguendo un cartello e i bolli rossi. Si risale un torrentello, si taglia un prato punteggiato di ginepri e, dopo avere aggirato un grande masso, si procede in pendenza nel bosco tra abeti e larici fino a un ultimo strappo in vista della cascata che si tuffa da una roccia; qui potete fermarvi a gustare gli spruzzi nebulizzati e la vista sulla parte bassa della vallata.
Se non vi soddisfa l’idea di una camminata semplice, sappiate che dal fondovalle partono moltissimi sentieri adatti a “tutti gli scarponi”, in particolare quelli che salgono verso i rifugi del Sentiero Roma, ma questa è un’altra storia.
Un po’ di storia
L’importanza della zona era un tempo dovuta alle sue risorse naturali, non certo alle montagne che leggende e tradizioni popolari volevano abitate da forze maligne e soprannaturali. Per parlare di alpinismo ed esplorazione delle vette bisogna attendere il 1862 quando alcuni turisti inglesi (Leslie Stephen e Sir Edward Kennedy) vennero in valle per tentare la scalata del monte Disgrazia, dopo aver fallito la conquista della vetta sul versante opposto; l’impresa ebbe successo e la valle entrò nel cuore degli alpinisti inglesi che nelle loro relazioni la descrissero come “seconda a nessuno per grandiosità e varietà di bellezze naturali”. Il numero di scalatori ed esploratori aumentò, aprendo alla possibilità di un guadagno legato all’accompagnamento dei turisti e alla creazione di punti di ristoro, locande, rifugi e bivacchi. Dai primi anni ’70 le pareti della val di Mello divennero teatro dell’arrampicata, emergente disciplina sportiva di cui oggi, la “piccola Yosemity italiana“, è uno tra i più frequentati centri internazionali. Non è insolito, infatti, vedere dai comodi sentieri di fondovalle le rocce grigie punteggiate dai colori sgargianti degli arrampicatori intenti a misurarsi sulle numerose vie: “Oceano Irrazionale”, ” Risveglio di Kundalini” o la famosa “Luna Nascente”, tanto per citarne alcune. Delle attività di pascolo legate al passato restano i piccoli ricoveri addossati ai massi e le baite in pietra, oggi ristrutturate.
La leggenda del Gigiat
Sarà per via dell’aspra morfologia o, forse in parte, per merito dell’uomo se questo ambiente è rimasto quasi intatto. O forse il merito è del Gigiat, il fantastico e temuto bipede-capra, burbero guardiano di un regno incantato. Sono pochi ad averlo visto e neppure ne sono certi, nemmeno dopo un buon bicchiere in compagnia! Di certo si sa che gli bastano pochi balzi per attraversare la valle data la sua gigantesca mole e la grande abilità. E se qualche storia narra della sua bontà, altre raccontano di escursionisti sbranati in pochi bocconi dalla bestiola… La verità è che per vederlo, dovete proprio andarci!
Scheda tecnica
Partenza: Campeggio Ground Jack
Arrivo: rifugio Rasega
Dislivello: 100 metri
Durata: 1 ora e 15 minuti
Difficoltà: facile
Periodo: da aprile a ottobre
Informazioni per visitare la Val di Mello
Val Masino
www.valmasino.info
Rifugio Luna Nascente
www.rifugiolunanascente.it
Rifugio Mello
www.rifugiomello.it
Rifugio Rasega
www.rifugiorasega-valdimello.com