Metti una giornata piovosa, una notte insonne o un inesorabile attacco di pigrizia; ecco allora 3 idee weekend e altrettante suggestioni. Per fare un viaggio in poltrona, senza muoversi da casa. E incontrare luoghi filtrati dal racconto di un libro, di una canzone o di un film. Da condire a volontà con un pizzico di immaginazione.
A Bellano, tra le righe dei romanzi di Vitali
“Bellano, invece… Bellano era un’altra cosa. Bastava anche solo sentirne pronunciare il nome da qualcuno. Oggi vado a Bellano.” (dal libro Biglietto, signorina).
Chiudete gli occhi, tanto non fa differenza, e partite. I vostri passi risuonano già sul lastricato dei suoi vicoli silenziosi. La breva è fresca, accompagna il profumo delle onde e, di tanto in tanto, fa a pugni con una persiana che sbatte preceduta dal suo cigolio. Siete sul lago, ma del lago, per ora, nemmeno l’ombra. Due figure ricamano pettegolezzi e scompaiono inghiottite dall’uscio; un’anziana signora, “piccola, vestita con un cappotto grigio color topo, una borsetta tenuta con due mani all’altezza dello stomaco”, s’infila nella stazione dei carabinieri per denunciare un furto e l’inizio di un romanzo, La Signorina Tecla Manzi. In un cortiletto un po’ chiuso e umido, resiste ancora la scritta de il Circolo dei Lavoratori; continuate tra le viuzze, passate sotto un arco osservati da un solitario lampione e percorrete una delle tante scalinate; la chiesa dei Santi Nazzaro e Celso vi guarda severa dal lato opposto della piazzetta. Rasentate il muro accanto e infilatevi nella porticina: fin da subito, ne sentirete l’incedere sordo. “Nel silenzio che calò quella sera dopo il pasto dei felini, lo zio Pinuccio lasciò passare qualche istante, l’aria fu invasa dal rumore della cascata dell’Orrido” (dal libro Regalo di nozze). Lasciatevi alle spalle la sinistra Cà del diavol con il suo ponticello ad arco e avventuratevi pure, adesso, tra le passerelle sospese fino nella stretta gola scavata dal torrente Pioverna, l’Orrido di Bellano; è qui che nei giorni di piena, la cascata tuona tutta la sua potenza.
Mentre tornate alla piazza non è escluso che vediate proprio lei, “La piccola, magra, tenera Filzina Navacchi, esile, quasi incorporea figuretta, che lavorava come segretaria nell’ufficio del direttore del Cotonificio Cantoni.” (dal libro Olive comprese). Di fronte eccovi appunto la sagoma possente del Cotonificio Cantoni, un tempo cuore economico del paese e di molte sue storie. Sfilate davanti al bar e in pochi passi sarete al porticciolo; oggi decisamente meno poetico rispetto alle atmosfere di Andrea Vitali, ma una sosta vista lago sulla panchina, dopo tutto questo girovagare, ve la sarete meritata…
A Bologna tra parole e musica
Mettete un po’ di musica. Di quella che noi, apparsi sul pianeta negli anni Settanta (e del vecchio secolo, tra l’altro), consideriamo ancora esageratamente attuale ed emozionante. E se volete proprio farvi suggestionare prima di partire per questa tappa, scegliete un vinile. Giusto per sentirci la malinconia di quel bel fruscio che “suona” anche quando la traccia finisce.
“Una famiglia vera e propria non ce l’ho e la mia casa è piazza Grande, a chi mi crede prendo amore e amore do, quanto ne ho” (Piazza Grande, Lucio Dalla). E così, rigorosamente barba lunga (tanto siete in poltrona, chi vi vede?!?) e cappellino di lana in testa anche se vi siete scelti una giornata di caldo torrido, vi troverete tra le panchine e gli innamorati di piazza Maggiore. Si perché piazza Grande non esiste! C’è solo “per i bolognesi” e non la troverete su nessuna guida. Eppure ne sentirete lo spazio, colmato dal vociare incessante della gente che la attraversa e la popola nei giorni di festa. Guardatevi intorno e respirate, siete nel salotto di Bologna; sedetevi sui gradini del merlato palazzo del Podestà e avrete di fronte la basilica di San Petronio. Tutt’intorno, vi guardano il palazzo dei Notai, il palazzo d’Accursio con il suo orologio nell’alto della torre e palazzo dei Banchi. È da qui che nascono le strade del centro storico in cui passeggiare protetti dai portici, perfette per un giro in ogni momento.
“Aspetto mezzanotte chè il giornale comprerò, lo stadio, il trotto, il Resto del Carlino. Piove molto forte ma tanto non mi bagnerò, c’è un bar col portico” (Dark Bologna, Lucio Dalla). Portici e bar, facce genuine condite da una parlata che da sola fa simpatia. Regalatevi un altro disco, trasgressivo ma autentico… “E poi ci troveremo come le star, a bere del whisky al Roxy bar… O forse non ci incontreremo mai, ognuno a rincorrere i suoi guai… Ognuno col suo viaggio, ognuno diverso, e ognuno in fondo perso dentro i fatti suoi…” (Vita spericolata, Vasco Rossi). All’ombra delle torri, altissime e storte quanto basta per alimentare leggende di ogni tipo, c’era il Roxy bar di Vita Spericolata o, forse, semplicemente quello in cui passò Vasco per qualche foto con Red Ronny. In ogni caso, la tappa a naso in su in via Rizzoli, è obbligata. Se vi va di fare una piccola fatica (senza muovervi dalla poltrona, intendo), potete salire i 498 gradini che portano in cima alla torre degli Asinelli. Poco meno di 100 metri d’altezza da cui catturare la città dall’alto in un solo sguardo. Chiudete il giro tra viuzze e portici fino alla basilica di Santo Stefano, giusto per non abbandonare ancora il rosso tipico di Bologna. La piazzetta è piccola e a misura d’uomo, la visita, invece può essere piuttosto lunga, dal momento che il complesso comprende ben sette edifici di culto. Se vi accontentate, già da fuori vedrete le facciate delle tre chiese del Crocifisso, del Sepolcro e dei Santi Vitale e Agricola. Con la musica in testa, dovreste sentire anche i profumi… per esempio quelli delle trattorie dove assaggiare le specialità bolognesi. Quella da Vito, per esempio, che è l’osteria storica degli artisti dove potrete vedere le fotografie dei cantanti sui muri e scoprire che proprio nella sua cucina è nato Banana Republic di Dalla e De Gregori…
Sulle Dolomiti lucane “in pellicola”
Per rivivere tutta l’aspra e selvaggia bellezza dei calanchi lucani, con le loro atmosfere descritte nel capolavoro di Carlo Levi Cristo si è fermato a Eboli, basta guardare Un paese quasi perfetto, film del 2016 dove Massimo Gaudioso racconta di un paesino abbarbicato, quasi appeso alle gravine che disegnano il territorio come fossero dei tagli a ventaglio. È Petramezzana, nome di fantasia e sintesi perfetta dei ben più reali Pietrapertosa e Castelmezzano dove sono state girate le riprese del film. E così, seguendo le mille storie del protagonista Fabio Volo vi muoverete a zig zag lungo le strade che si inerpicano tra queste asperità fin al cuore di questo comune, lo seguirete in un sali e scendi di vicoli tortuosi che poi di colpo si aprono su panorami mozzafiato e vi troverete a giocare anche voi a cricket su una rilassante distesa verde incorniciata dai profili aguzzi di queste montagne. Vi sembrerà proprio di respirare tutta la natura del parco delle Dolomiti lucane e già lo so, sobbalzerete, sognando di partire per il volo dell’Angelo come fa l’impaurito protagonista in un’improponibile cassa di legno!
Informazioni per il vostro weekend senza muovervi da casa
Comune di Bellano
www.turismobellano.it
Bologna Welcome
www.bolognawelcome.com
Comune di Pietrapertosa
www.comune.pietrapertosa.pz.it